Quel giovedì avrei avuto un’ora e mezza di pausa pranzo.
Ricordo ancora, era il 30 Maggio e , dopo tanti giorni di pioggia, il sole splendeva alto nel cielo.
Tommaso passò dall’asilo quella mattina, bussò alla vetrata che dava sulla galleria e disse : “Tieniti libera per pranzo, vengo a prenderti.”
Io feci cenno di sì con la testa, poi andò.
Arrivò l’ora di pranzo,ma non lo vedevo arrivare. Non sapevo cosa fare, poi ricordai di avere il suo numero e pensai di chiamarlo.
Aspettai ancora un pochino e nel momento in cui presi il cellulare in mano,lui spuntò improvvisamente dietro di me facendomi spaventare. Mi voltai e sorrisi.
_”Mi stavi per chiamare?”
_”Si, non ti vedevo arrivare.”
Mi prese la mano e uscimmo. Mi portò alla sua auto.
_”Dove mi stai portando?”
_”Quanto hai di pausa?”
_”Un’ora e mezza.”
_”Benissimo.” non aggiunse altro.
Salimmo in auto e partimmo. Non chiesi più dove stessimo andando, non volevo fare la pesante, era chiaro che avesse in mente una sorpresa.
Dopo pochi minuti ci fermammo.
_”Arrivati.” disse.
Scendemmo dall’auto, mi prese di nuovo per mano ed entrammo in un parco.
Ancora non capivo cosa avesse in mente, poi vidi cosa aveva preparato e rimasi stupita.
Aveva preparato un pic-nic per noi.
C’era la tovaglia a quadretti bianchi e rossi, il cesto di paglia, qualche cuscino e una bottiglia di vino con due calici.
_”Sorpresa. Ti piace?”
_”Certo! Cosa ho fatto per meritarmi questo?”
_”Ho pensato fosse carino pranzare insieme, ma non volevo farlo al centro commerciale. Con questo sole poi ho pensato ad un pic-nic.”
Ero emozionata e lusingata; aveva pensato a me e a quella bella sorpresa per me.
_”Non ho mai fatto un vero pic- nic , sai?”
_”Nemmeno da bambina o con tuo figlio?”
_”Da bambina no, con Eros abbiamo mangiato all’aperto,su una coperta, ma mai in questo medo.”
La cesta era piena zeppa di roba ed io scelsi un panino con prosciutto e un pezzo di pizza. lui un panino al salame e un pezzo di pizza.
Prima versò il vino nei due calici .
_”Facciamo un brindisi.”mi disse.
_”Va bene.” risposi.
_”Al sole,al tuo sorriso e al destino che ci ha fatto scontrare.” sorrise e unimmo i calici.
Mentre mangiavamo,parlavamo del più e del meno; mi raccontò che per convincere il proprietario del bar a controllare che nessuno toccasse nulla del nostro pic-nic aveva dovuto comprare tutto da lui. Il signor Ettore aveva quindi messo suo nipote a piantonare quella tovaglia quella tovaglia a quadretti rossi e bianchi per un paio di ore. Ridemmo divertiti per quella cosa.
_”Perchè non mi hai chiamato in questi giorni?” mi chiese Tommaso.
_”La verità? Ero indecisa, non so se sia giusto.”
_”Tu cosa vorresti Cassandra?”
_”Io ti avrei chiamato,ma…”
_”Io seguo sempre la pancia. Non mi faccio troppi problemi, sono istintivo, se sento che una cosa mi fa star bene, la faccio.Altrimenti complicherei tutto se rimanessi troppo a pensare.”
Vero, ma in quella situazione non potevo permettermi di agire senza pensare bene; c’era troppo in gioco, c’era la mia vita coniugale,la mia famiglia.
_”Mi dicevi l’altra sera che ti è capitato di pensarmi. ” riprese poi Tommaso.
_”Si. Vedi, il mio è un momento un po’ difficile, non capisco cosa mi stia succedendo. Non mi sento più la stessa,la mia vita ha preso una piega che non credevo prendesse mai e tu con quell’abbraccio mi hai fatta emozionare; da lì ho cominciato a farmi delle domande.”
_”Siamo estranei, ma ci emozioniamo l’uno per l’altra, come è possibile?Tu credi nel destino?”
_”Si, ci credo,anche se credo che alcune circostanze siano frutto delle nostre scelte. Il destino ci pone davanti due strade, noi scegliamo quale prendere.”
_”Sono d’accordo. A noi allora cosa sta capitando?”
_”Non lo so.”
_”Nemmeno io,ma me la voglio vivere nonostante tutto.”
Mi guardò negli occhi,quegli occhi scuri e tanto profondi; abbassai lo sguardo, lui mi accarezzò il viso.
_”Andiamo dai è ora di rientrare.”
Ci incamminammo verso l’auto e non parlammo più di noi; ci lasciammo così, con quel nonostante tutto senza aggiungere altro.
Una volta tornati al lavoro ci salutammo.
Non so cosa mi aspettassi,forse un bacio? Avrei ricambiato?Non lo sapevo, non era successo e basta, non ci pensai più.
Continuai la mia giornata lavorativa serenamente.
Quel giorno non lo vidi più e nemmeno i giorni a seguire.
Tommaso era strano; ogni tanto spariva e non parlava.
Questo suo essere misterioso mi incuriosiva e capivo che mi stavo allontanando sempre di più dal mio matrimonio.

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