Capitolo 8

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Quel giovedì avrei avuto un’ora e mezza di pausa pranzo.

Ricordo ancora, era il 30 Maggio e , dopo tanti giorni di pioggia, il sole splendeva alto nel cielo.

Tommaso passò dall’asilo quella mattina, bussò alla vetrata che dava sulla galleria e disse : “Tieniti libera per pranzo, vengo a prenderti.”

Io feci cenno di sì con la testa, poi andò.

Arrivò l’ora di pranzo,ma non lo vedevo arrivare. Non sapevo cosa fare, poi ricordai di avere il suo numero e pensai di chiamarlo.

Aspettai ancora un pochino e nel momento in cui presi il cellulare in mano,lui spuntò improvvisamente dietro di me facendomi spaventare. Mi voltai e sorrisi.

_”Mi stavi per chiamare?”

_”Si, non ti vedevo arrivare.”

Mi prese la mano e uscimmo. Mi portò alla sua auto.

_”Dove mi stai portando?”

_”Quanto hai di pausa?”

_”Un’ora e mezza.”

_”Benissimo.” non aggiunse altro.

Salimmo in auto e partimmo. Non chiesi più dove stessimo andando, non volevo fare la pesante, era chiaro che avesse in mente una sorpresa.

Dopo pochi minuti ci fermammo.

_”Arrivati.” disse.

Scendemmo dall’auto, mi prese di nuovo per mano ed entrammo in un parco.

Ancora non capivo cosa avesse in mente, poi vidi cosa aveva preparato e rimasi stupita.

Aveva preparato un pic-nic per noi.

C’era la tovaglia a quadretti bianchi e rossi, il cesto di paglia, qualche cuscino e una bottiglia di vino con due calici.

_”Sorpresa. Ti piace?”

_”Certo! Cosa ho fatto per meritarmi questo?”

_”Ho pensato fosse carino pranzare insieme, ma non volevo farlo al centro commerciale. Con questo sole poi ho pensato ad un pic-nic.”

Ero emozionata e lusingata; aveva pensato a me e a quella bella sorpresa per me.

_”Non ho mai fatto un vero pic- nic , sai?”

_”Nemmeno da bambina o con tuo figlio?”

_”Da bambina no, con Eros abbiamo mangiato all’aperto,su una coperta, ma mai in questo medo.”

La cesta era piena zeppa di roba ed io scelsi un panino con prosciutto e un pezzo di pizza. lui un panino al salame e un pezzo di pizza.

Prima versò il vino nei due calici .

_”Facciamo un brindisi.”mi disse.

_”Va bene.” risposi.

_”Al sole,al tuo sorriso e al destino che ci ha fatto scontrare.” sorrise e unimmo i calici.

Mentre mangiavamo,parlavamo del più e del meno; mi raccontò che per convincere il proprietario del bar a controllare che nessuno toccasse nulla del nostro pic-nic aveva dovuto comprare tutto da lui. Il signor Ettore aveva quindi messo suo nipote a piantonare quella tovaglia quella tovaglia a quadretti rossi e bianchi per un paio di ore. Ridemmo divertiti per quella cosa.

_”Perchè non mi hai chiamato in questi giorni?” mi chiese Tommaso.

_”La verità? Ero indecisa, non so se sia giusto.”

_”Tu cosa vorresti Cassandra?”

_”Io ti avrei chiamato,ma…”

_”Io seguo sempre la pancia. Non mi faccio troppi problemi, sono istintivo, se sento che una cosa mi fa star bene, la faccio.Altrimenti complicherei tutto se rimanessi troppo a pensare.”

Vero, ma in quella situazione non potevo permettermi di agire senza pensare bene; c’era troppo in gioco, c’era la mia vita coniugale,la mia famiglia.

_”Mi dicevi l’altra sera che ti è capitato di pensarmi. ” riprese poi Tommaso.

_”Si. Vedi, il mio è un momento un po’ difficile, non capisco cosa mi stia succedendo. Non mi sento più la stessa,la mia vita ha preso una piega che non credevo prendesse mai e tu con quell’abbraccio mi hai fatta emozionare; da lì ho cominciato a farmi delle domande.”

_”Siamo estranei, ma ci emozioniamo l’uno per l’altra, come è possibile?Tu credi nel destino?”

_”Si, ci credo,anche se credo che alcune circostanze siano frutto delle nostre scelte. Il destino ci pone davanti due strade, noi scegliamo quale prendere.”

_”Sono d’accordo. A noi allora cosa sta capitando?”

_”Non lo so.”

_”Nemmeno io,ma me la voglio vivere nonostante tutto.”

Mi guardò negli occhi,quegli occhi scuri e tanto profondi; abbassai lo sguardo, lui mi accarezzò il viso.

_”Andiamo dai è ora di rientrare.”

Ci incamminammo verso l’auto e non parlammo più di noi; ci lasciammo così, con quel nonostante tutto senza aggiungere altro.

Una volta tornati al lavoro ci salutammo.

Non so cosa mi aspettassi,forse un bacio? Avrei ricambiato?Non lo sapevo, non era successo e basta, non ci pensai più.

Continuai la mia giornata lavorativa serenamente.

Quel giorno non lo vidi più e nemmeno i giorni a seguire.

Tommaso era strano; ogni tanto spariva e non parlava.

Questo suo essere misterioso mi incuriosiva e capivo che mi stavo allontanando sempre di più dal mio matrimonio.

Miriam
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