Io so che essere genitore è difficile.
Si impara ad esserlo, non esiste manuale; i nostri figli crescono e noi con loro.
Sbagliamo, eccome se sbagliamo; io sbaglio quasi sempre.
Sbaglio a dire si quando dovrei dire no e sbaglio a dire no quando dovrei dire sì; sbaglio ad essere spesso permissiva, ad essere a volte esagerata nel negare una sciocchezza che non concedo solo per colpa mia, per i troppi sì detti e per i troppi no diventati sì nel modo e nel momento sbagliato. Loro poi non ci capiscono più nulla e nemmeno io.
Sono una mamma single, divorziata e gestire da sola due ragazzi adolescenti non è facile.
Non ho un lavoro da poco e stando a casa tutto il giorno mi rendo conto di quanti errori ho fatto e di quanto poco tempo abbia davvero dedicato a loro negli ultimi tre anni.
Uscivo alle 6.00 di mattino e rientravo alle 18.00.
Gestivo tutto dall’ufficio tramite chat di classe e invio foto di libri e quaderni vari. Intanto loro stavano a casa rassicurandomi sul dovere fatto ed io mi fidavo, ma non sapevo cosa si nascondesse dietro a tutto ciò.
Due ragazzi che a pranzo mangiano schifezze, che passano il pomeriggio tra tv, cellulare, play station e ogni tanto una lettura ad un libro.
Il giorno in cui viene la ragazza a casa che aiuta a fare i compiti, si è più tranquilli, ma per il resto della settimana è un continuo accertarsi che i compiti siano stati fatti.
Al tuo rientro a casa poi?
Casa da sistemare, panni da piegare, accompagnali a calcio, a hip hop, prepara la cena e tu sei una frana in cucina, quindi non riesci nemmeno a trasmettere loro l’amore per i cibi buoni e sani. Capisci allora che occorre porre rimedio a tutto ciò. Troppo caos, troppo disordine, troppa disorganizzazione con conseguenti urla e scene che manco alla neuro.
Perdi il lavoro, sei a casa, ti rimbocchi le maniche e a loro stravolgi un mondo di fancazzismo totale con delle regole che ovviamente ora ritengono assurde: fare il letto, risposta “mamma ma sei a casa tu adesso.” ; buttare la pattumiera”, risposta “ mamma ma sei a casa tu adesso”; un’ora suddivisa tra social, tv e play station al giorno, risposta “mamma ma dove siamo? In galera? ”; cellulare a tavola no, tv mentre si cena no, così parliamo un po’, risposta “ Posso andare?”
Tu che fai? Diventi la mamma severa e frustrata che forse è meglio se trovi un lavoro in fretta e te ne vai così ricominciamo a vivere.
Vivere? Davanti a quei cellulari che vi rimbambiscono?
Che fine hanno fatto gli amici che vengono a chiamarti per uscire, le partite di pallone al parcheggio del mercato, le corse in bicicletta, le chiacchierate al muretto del comune ; dove sono finiti gli sguardi, le mani, le risate, l’aria da respirare. Il sole che ti scalda il viso. Quello era vivere! Io vorrei che voi lo provaste, io parlo così e rompo perché voglio il meglio per voi; non voglio figli che si annoiano perché non hanno un cellulare che li attivi un po’; io non voglio che la noia rimanga noia, ma che vi spinga a inventare cose da fare, ad appassionarvi a qualsiasi cosa, perché la fuori, nonostante tutto, c’è un mondo che vale la pena di vivere e di respirare, perché la fuori c’è la vita vera con gli sbagli e le difficoltà, con la sua bellezza , ma è pura, non è finta e voglio che la vostra mente si apra, che i vostri occhi vedano cose nuove, vorrei che la vita vi arricchisse e non che vi annoiasse; quindi sì, sarò una rompipalle infinita, ma lo faccio solo per amore vostro e perché anche se fa male questa vita occorre viverla e quel cuore è necessario che batta per essa, sempre.

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