Mia Madre

A dire il vero non riesco a trovare parole che descrivano quanto amore io abbia per mia madre; quanto immensa è la mia stima per lei; quanto io mi sia sentita amata da lei e mi dispiace non averle detto tutte queste cose prima che se ne andasse.

Ho sempre trascorso molto tempo con lei. Facevamo la spesa,andavamo a fare shopping; ci piacevano le stesse cose. Quanti regali mi faceva! Non erano solo materiali; ogni giorno mi regalava l’amore e l’esempio di come affrontare la vita con fede.

Nell’ultimo periodo però la malattia non dava respiro a volte, altre sì.       Si demoralizzava ,sì, come potevo darle torto. Mi telefonava piangendo, dicendomi che non ce la faceva più. Ogni volta una coltellata al cuore. Io mi arrabbiavo. Ero arrabbiata per il mio modo di dirle le cose, per il mio modo di starle vicino; ero arrabbiata con me stessa per non riuscire ad essere in grado di darle la forza morale che le serviva, arrabbiata perché odiavo accompagnarla in quell’ospedale a fare le cure, a fare le trasfusioni, arrabbiata perché aveva appena perso il marito e la malattia era arrivata anche per lei.

Avrei voluto più tempo, più attimi da condividere, più alberi di Natale da fare; avrei voluto più discussioni, più ricette dettate al telefono, più sgridate per il mio modo di soffiare il naso a mio figlio, più lacrime di gioia mentre leggevamo insieme il diario di scuola, più lacrime quando parlavamo di papà e del loro amore, più abbracci per i miei figli, più carezze per me.

Non ha avuto una vita facile mia madre, ma non l’ho mai vista arrendersi.

Mi ha sempre tenuta per mano in tutti i sensi nonostante io, a volte, le abbia dato delle delusioni.

Ha cresciuto un figlio con un handicap e ha sempre cercato di  proteggerlo da tutto cercando sempre la soluzione migliore per lui anche a discapito di se stessa.

La mia infanzia felice e serena è stata tale per merito suo.

Ricordo i nostri giri in bicicletta, io seduta dietro che stringevo le mie mani intorno alla sua vita; ricordo le vacanze al mare da sole io e lei, nel mese di Settembre in Liguria, sdraiate a prendere il sole e a mangiare focaccia.

Sono felice di averle fatte.

Sono felice di averla avuta come madre.

Sono felice di essere quella che sono anche grazie a lei, di avere la sensibilità che aveva lei, il suo sorriso e a volte la sua forza.

La sogno spesso, sogno che mi tiene la mano, me la stringe forte e mi sento al sicuro come quando mi abbracciava, quando mi veniva  a prendere a scuola e mi portava la brioche al cioccolato, quando coccolava i miei figli.

Vorrei tornare all’ultimo giorno che l’ho vista viva; aveva un viso pallido e piangeva, io le ho accarezzato la testa e piangevo con lei; se avessi  saputo che il giorno dopo l’avrei vista senza vita, le avrei detto quanto ammiravo la sua forza e quanto mi sentivo inerme e inutile di fronte alla sua malattia, ma forse lo sa, per questo in sogno mi stringe così forte la mano…

Sì,forse lo sa.

Miriam
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