Mio padre

Mio padre cantava.

Cantava in un gruppo dal nome strambo, ma credo adatto agli anni ’60; si chiamavano “I Malvagi”.

Quando lo raccontava gli brillavano gli occhi.

La musica lo appassionava, se ne intendeva; la musica gli fece anche conoscere mia madre una sera d’estate.

I miei zii suonavano in un garage e lui quella sera andò a cercarli; bussò alla porta della casa dei miei nonni perché non sapeva dove trovarli e gli aprì mia madre.

Lei diceva che appena lo vide non la colpì; per lei era uno dei tanti ragazzi ai quali piaceva la musica che frequentavano quella casa.

Il tempo invece li portò ad innamorarsi, a sposarsi e a rimanere innamorati per tutta la vita.

Mio padre ha sempre fatto molti sacrifici per mia madre, per me e per mio fratello.

Aveva mille lavori, viaggiava per lavoro e ogni volta mi portava a casa come regalo una bambola tipica della nazione che lo aveva ospitato per qualche giorno.

Ricordo gli aeroporti, lui con la sua valigia e l’attesa di quel regalo che non mancava mai.

Mio padre era un grande uomo, uno di quelli che ti lascia il segno, che ti dice sempre la verità, che affronta la vita a testa alta e con coraggio.

Mio padre non mi faceva uscire la sera ; avevo il coprifuoco alle 22.30 e uscivo solo in estate a giorni alterni, sotto casa.

Tutti i miei amici si radunavano lì sotto e alle 22.30 arrivava la chiamata dal balcone :”Miriam sali. “

A 18 anni poi non mi ha detto più nulla e mi ha lasciata libera di scegliere fidandosi di me.

Mio padre si fidava di me. Me lo ha dimostrato anche il giorno dopo aver preso la patente.

Avevo 21 anni; l’ho presa tardi.

Mi ha dato le chiavi della sua macchina e mi ha detto :” Vai da un cliente a fare

questa consegna.”

Cavolo! Da sola?

 L’ho fatto; sono andata. Lui si stava fidando e mi ha dato una carica di autostima pazzesca questo gesto.

Non era uno di complimenti mio padre. I pochi che mi ha fatto però li custodisco nel cuore.

Mi dava forza.

Ricordo che da piccola mi capitava di avere dei dolori alle gambe poco prima di andare a letto e l’ennesima sera mi accompagnò a letto e mi disse : ”Non c’è nulla, stai solo crescendo.” Da quella notte non ebbi più  dolore alle gambe.

Dico sempre di aver scoperto mio padre quando sono diventata mamma e lui è diventato nonno. Era sempre con me; mi aiutava nella gestione della mia nuova vita da genitore e ha amato i miei figli come fossero suoi, anzi forse di più.

Il dolore di scoprire poi di essere malato lo ha dimostrato una sera piangendo e dicendo : ”Non potrò vederli diventare grandi.”

La sua perdita è stata devastante.

Lui era il perno intorno al quale ruotavamo tutti.

Mancando lui è mancato tutto ed io sostengo e sosterrò sempre che un pezzo del mio cuore se ne è andato nel vero senso della parola, quando se ne è andato lui.

Mio padre mi dava quella forza e quella fiducia che non so più ritrovare.

Mio padre mi guidava, mi capiva e mi sosteneva sempre , nonostante tutto.

Mio padre mi amava e questo amore mi manca.

Ho bisogno di lui, delle mie radici e conservo i suoi insegnamenti.

Mio padre era un grande uomo, un esempio.

Mio padre cantava e, ovunque lui sia, lo sento cantare anche ora.

Miriam
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